Il mercato italiano ha risposto con un certo vigore al suo richiamo. Solo nel 2017, secondo i dati dell'Osservatorio Digital Innovation del Politecnico di Milano, il valore degli oggetti “intelligenti” o smart commercializzati in Italia ha toccato i 3,7 miliardi di euro, tra strumenti che utilizzano, per comunicare tra di loro e con gli umani, la classica connessione cellulare (2,2 miliardi di euro) e altre tecnologie di comunicazione (1,5 miliardi). Nell'elenco c'è di tutto, dal frigorifero con la telecamera all'interno che “parla” con lo smartphone ai sensori sparsi in città che semplificano la viabilità.
Il grafico mostra i segmenti dell'Internet of Things più popolari in Italia, quelli che muovono più risorse in tutto il mercato nazionale.
Al primo posto, complice la spinta normativa, ci sono i contatori connessi che monitorano giorno dopo giorno i consumi energetici delle famiglie italiane: valgono 980 milioni di euro dai 950 del 2016.
Al secondo posto consolidano la loro posizione le smart car il cui valore ha fatto un balzo del 47% nell'ultimo anno, arrivando a raggiungere la soglia degli 810 milioni nel 2017 mentre le costruzioni connesse dello smart building hanno mosso 520 milioni di euro. Tra le sorprese dell'ultimo anno c'è poi l'exploit dello smart factory, le fabbriche intelligenti. Il segmento è stato spinto dagli incentivi per l'Industria 4.0: era fuori classifica nel 2016 ed è arrivato a valere 150 milioni l'anno scorso.